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xx - la nuova letteratura 343


rifacendosi il sangue, ricostituendo in sé l’idea, la serietá di un contenuto. E questo volea dire il motto che era giá in tutte le labbra: «Cose e non parole».

Giá nella critica vedi i segni di questa grande rigenerazione. Rimasta fino allora nel vuoto meccanismo e tra regole convenzionali, la critica si mette in istato di ribellione, spezza audacemente i suoi idoli. Mentre ferveva la lotta giurisdizionale tra papa e principi, e i filosofi combattevano il passato nelle sue idee e nelle sue istituzioni, essa apre il fuoco contro la vecchia letteratura, battezzandola senz’altro «pedanteria». L’obbiettivo de’ filosofi e de’ critici era comune. Combattevano entrambi la forma vacua, gli uni nelle istituzioni, gli altri nell’espressione letteraria, ancorché senza intesa.

E come i filosofi, cosi i critici erano avvalorati e riscaldati nella loro lotta dagli esempi francesi e inglesi. Il Baretti veniva da Londra tutto Shakespeare; l’Algarotti, il Bettinelli, il Cesarotti, il Beccaria, il Verri erano in comunione intima con Voltaire e con gli enciclopedisti. Locke, Condillac, Dumarsais avevano allargate le idee e introdotto il gusto delle grammatiche ragionate e delle rettoriche filosofiche. Si vede la loro influenza nella Filosofia delle lingue del Cesarotti e nello Stile del Beccaria. Cosa dovea parere il Crescimbeni o il Mazzucchelli o il Quadrio, cosa lo stesso Tiraboschi, il Muratori della nostra letteratura, dirimpetto a questi uomini, che pretendevano ridurre a scienza ciò che fino allora era sembrato non altro che uso e regola? E non si contentarono, i critici, de’ trattati e de’ ragionamenti, ma vollero accostarsi un po’ piú al pubblico, usando forme spigliate e correnti, che preludevano ai nostri giornali. Tali erano le Lettere virgiliane del Bettinelli, la Difesa del Gozzi, la Frusta letteraria, il Caffè, l’Osservatore. Cosi lanuova critica dava a un tempo l’esempio di una nuova letteratura, gittando in circolazione molte idee nuove in una forma rapida, nutrita, spiritosa, vicina alla conversazione, in una forma che prendea dalla logica il suo organismo e dal popolo il suo tuono. Certo, questi critici non si accordavano fra loro, anzi si combattevano, come facevano anche i filosofi; ma erano tutti