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xx - la nuova letteratura 365


tromba mosso guerra alla declamazione e alla rettorica, senz’accorgersi che faceva della rettorica anche lui. Un po’ di rettorica c’era pure in alcuno di quegli scrittori, massime in Filangieri; ma vivificata dalla novitá e importanza delle cose, e da quello spirito moderno e contemporaneo che desta sempre la piú viva partecipazione. Il sentimento puramente letterario, errante in quelle province tra il voluttuoso, l’ingegnoso e il sentimentale, ciò che vi rendea cosi popolari il Tasso e il Marino, stagnato il movimento letterario, s’era trasformato nel sentimento musicale, e vi educava Metastasio, e vi apparecchiava quella scuola immortale di maestri di musica, che furono i veri padri di un’arte serbata a cosi grandi destini. La musica sorgeva animata da quegli stessi impulsi che non trovavano piú soddisfazione nella imputridita forma letteraria; sorgeva tutta melodia, piena di voluttá, di spirito e di sentimento. Mentre l’attivitá speculativa e il sentimento musicale si andavano sviluppando nel mezzogiorno d’Italia, e Goldoni tentava a Venezia la sua riforma della commedia, Milano diveniva il centro intellettuale e politico della vita nuova, principali motori Pietro Verri e Cesare Beccaria. A Venezia c’era l’accademia de’ Granelleschi, a Milano c’era l’Accademia dei Trasformati. Li si concepiva la riforma come una restaurazione degú studi classici, e si combatteva il Goldoni, ch’era il vero riformatore. Qui dominava sotto tutti gli aspetti lo spirito nuovo, l’Enciclopedia vi era penetrata con tutto il corteggio degli scrittori francesi, vi si elaboravano non frasi, ma idee, e per maggior libertá si usava non di rado il dialetto e non la lingua. Ci erano i due Verri, il Beccaria, il Baretti, il Balestrieri, il Passeroni: ci era il fiore dell’ intelligenza milanese. Si chiamavano i Trasformati, e si può dire che filosofia, legislazione, economia, politica, morale, tutto lo scibile era giá trasformato nelle loro menti con piú o meno di chiarezza e di coscienza. La letteratura non potea sfuggire a questa trasformazione, e alla solennitá classica succedeva una forma svelta e naturale, e ne’ piú briosa e sentimentale alla francese. Si rideva a spese di Alessandro Bandiera, che voleva insegnar lingua e stile al padre Segneri, da lui tenuto non abbastanza boccaccevole.