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veramente il peso delle «cagioni esterne ossia la lotta tra l'impegno, che egli, seguendo la sua illusione, aveva preso con l'editore, di fare un'opera in un sol volume, e le conseguenti pretese dell'editore, che voleva restringere il volume e il compenso, da una parte; e, dall'altra, la natura del suo ingegno e la logica dell'opera, che lo portavano a un lavoro strettamente scientifico, richiedente lo sviluppo che e proprio d'un libro scientifico. Le sue lettere all'editore, il compianto don Antonio Morano (che voile farmene dono anni addietro, e che io, a mia volta, ho donate alla biblioteca della Società napoletana di storia patria, dopo averne pubblicati alcuni estratti), ci fanno assistere alle varie fasi di questa lotta.

Alla metá del dicembre i869, il De Sanctis aveva scritto giá tre capitoli del libro e si preparava al quarto : «È un lavoro interamente nuovo — dice in una lettera a un amico, che gli faceva da intermediario presso l’editore, — e a cui ho consacrato piú di sei ore al giorno. Il terzo capitolo, intitolato Lirica di Dante, è un lavoro di cui non c’ è esempio nella critica nostra e straniera». Ma, nonostante questa coscienza che egli mostrava dell’originalitá del lavoro che andava compiendo, persisteva nel credere di aver per le mani «un libro di testo», il quale, «debitamente annunziato, fin dal nuovo anno scolastico sarebbe adottato in una infinitá di scuole»1. Il i4 aprile del i870 era giunto giá al Boccaccio: «Ora sto scrivendo del Boccaccio, e ho dovuto spendere una decina di giorni a consultar libri e a rileggere le sue opere: piú di diciotto volumi»2. L’8 giugno, si era avveduto dell’impossibilitá di contenere la trattazione in un sol volume, pur fermo restando nella credenza che l’opera sua si rivolgesse ai licei: «Con duecento cartelle è finito il secolo decimoquarto, che è la grande base letteraria. Dovrei ora compiere il lavoro in altre centoventi cartelle, secondo il nostro accordo. Se volete, io son pronto a chiudermi in questo spazio, e scriverò il resto a grandi tratti. Ma verrebbe un lavoro sforzato e sproporzionato con la base. Ora che son giunto alla metá e che ho il lavoro tutto ben disegnate avanti, sento che in centoventi cartelle, a far la storia



  1. Op. cit., ii, 24i. La lettera, che ha solo la data del i4, senza mese e anno, fu da me creduta dei primi del i870; ma dev’essere invece del i4 dicembre i869, per l’allusione che vi si legge alla nomina del Correnti a ministro di pubblica istruzione, nomina che fu appunto del 14 dicembre di quell’anno.
  2. Op. cit., ii, 242.