Pagina:De le lettere.djvu/8

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habbiamo trammutato quell'uʃo; non tanto pεrchè queʃto ʃecondo charactέre ʃia piu ʃimile al g, quanto per fare manco innovatione; perciὼ che 'l ʃuꞷno del z ʃimile al g ʃi truꞷva in molte manco parꞷle, che l'altro; donde avverrà, che eʃʃo ç simile al g piu rare vꞷlte ʃi ʃcriverà; il perchè apparerà la innovatione minore. Ɛ veramente il ʃuꞷno di queʃta lettera ha dato che penʃare a molti; la onde alcuni, per ʃeparare tal differεnte ʃuꞷno, hanno ʃcritto il ʃuꞷno del z ʃimile al c per dui zz, ε l'altro per uno ʃolo z, differεntia veramente impertinεnte; perciὼ che, per εʃʃere il z lettera duplice, non ʃi puꞷ geminare. ma poniamo anchora, che contra ꞷgni rεgola lo voleʃʃeno fare; ε voleʃʃeno anchora, che la geminatione mutaʃʃe alquanto il ʃuꞷno de la lettera, che non fa; cεrtamente non ʃi gemina lettera niuna n'e principii de le parꞷle; come adunque ʃi conoʃcerà la differεnte pronuntia da Zꞷccolo a ʒona, da Zꞷppo a Ʒoroaʃtro, ε da Zecca a Ʒεphyro, ε ʃimili ? cεrto ʃarà impoʃʃibile, ʃenon per charactέre divεrʃo; come noi habbiamo fatto. Bεn hꞷ advertito, che ne la Marca Trivigiana, ε fꞷrʃe altrove,