Pagina:Del riordinamento amministrativo del Regno (Carpi).djvu/10

Da Wikisource.
10
 
 



popolo, qualora il fondo delle sue istituzioni non sia tale da resistere all’urto dei marosi sociali, o peggio ancora ove le istituzioni si prestino allo sviluppo delle tendenze deleterie che sogliono invadere la società in tali fenomenali contingenze.

Ciò può accadere, come accadde presso tutti i grandi popoli e presso tutte le grandi nazioni antiche e moderne, fra noi soprattutto che storicamente e tradizionalmente siamo temprati alle gare altra voltra feroci dei comuni e delle repubbliche, attutite poi nel loro odierno abito a fronte del pericolo comune. Veggasi quali supremi pericoli correrebbe la nazione, ove questi sconvolgimenti, e queste rivoluzioni politico-sociali trovassero costituite con struttura propria tante popolose regioni con propria concentrica organizzazione, ed auspici antiche e nocevoli abitudini di autonomie politiche. I governatori delle Regioni, comunque si volessero dipendenti dal potere esecutivo centrale, tuttavolta non cesserebbero di essere supremi rettori di quelle date circoscrizioni territoriali, attorniati da numeroso personale di loro creazione, ad essi ossequiente e devoto. Sarebbero altrettanti Vicerè colle inevitabili loro corti, influentissimi, ove si concedessero loro tutte quelle importanti e quasi sovrane attribuzioni accennate e discorse dal signor Ministro dell’interno.

Tutto ciò sarebbe esca al fuoco per determinare in brevissimi istanti, nei tempi grossi a cui alludo, temerarie separazioni di territori, sia per defezioni audaci di governatori, sia per violenti sostituzioni di altri governanti, imposte dagli ammutinamenti di plebi o di caste, aizzate da ambiziosi ed incorreggibili capi-parte, come suoleva accadere troppo sovente dei Podestà e dei Capitani