Pagina:Del riordinamento amministrativo del Regno (Carpi).djvu/8

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Ora se nel correre del tempo dovesse per isventura sorgere un governo assoluto, qual modo più potente per reggere ad arbitrio e dispoticamente una nazione di quello dei governatori di grandi circoscrizioni territoriali? Ricorda il Piemonte il regime dei governatori, e le Romagne quello dei legati a latere d’infausta memoria.

Ricorda la storia a chi vuol consultarne i dettami dai più remoti tempi sino a noi, e presso tutti i popoli, quale più urtante strumento di assolutismo e di tirannide efferata furono certi potenti funzionari di despoti, sparsi in poco numero, sulla superficie di vasti regni ed imperi.

Pro-Consoli, Satrapi, Legati, Luogotenenti, Governatori (non importa il nome), furono sempre i poco numerosi, ma i prepotenti e più diletti ministri dei governi assoluti, nelle grandi divisioni territoriali di vasti paesi. Ognun vede come sia più facile ritrovare, ispirare, condurre ad arbitrio pochi grandi dignitari, che centinaia di amministratori di seconda sfera. È vero che un governo perverso potrebbe creare di un tratto alla sua foggia il sistema che respingo, ma giova intanto non istabilire precedenti in guisa tale che il solo cangiamento di pochi uomini possa pervertire le migliori istituzioni.

Potrebbe taluno osservare che, ove si concedessero alle Regioni opportune guarantigie, reagirebbero alle esorbitanze governative. Ma qui si entra in un prunaio a non più escirne, vuoi per coloro che vezzeggiano un neo-federalismo, vuoi per quelli, ed io sono fra codesti, che non transigono per niun conto sul principio dell’unità nazionale. Creando tanti enti morali con orbite propria di azione, si creano, non bisogna illudersi, tanti Stati nello Stato. Il neo-federalista, benchè