Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/140

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VIII.


Era un giovedì sera e l’usuraia non filava per timore della Giobiana, la donna del giovedì, che si mostra appunto alle filatrici notturne e può loro cagionare del male.

Pregava, invece, seduta sullo scalino della porta sotto la ghirlanda della vite argentea e nera alla luna; e ogni volta che guardava intorno le sembrava ancora di vedere, qua e là sulla muraglia dei fichi d’India, gli occhi di Efix verdi scintillanti d’ira. Eran le lucciole.

Eran le lucciole: ma anche lei credeva alle cose fantastiche, alla vita soprannaturale degli esseri notturni, e ricordava che da ragazzetta, quando era povera e andava a chieder l’elemosina ed a raccogliere sterpi sotto le rovine del castello, e la fame e la febbre di malaria la perseguitavano come cani arrabbiati, una volta mentre scendeva fra i ciot-