Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/147

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vita e il divertimento. Davanti ai teatri passano tante carrozze, come un fiume nero. Si vedono persino delle signore in giro ancora coi cagnolini....

Il Milese rise tanto che gli venne il singhiozzo. Don Predu era più riserbato, ma il suo sorriso, a guardarlo bene, tagliava come un coltello.

— E tòrnatene là, allora! E pòrtati dietro Grixenda come un cagnolino.

— Ohuff! Come siete stupidi, in questo paese.

— Non come nel tuo, però.

Egli tacque, ma dopo riprese:

— Perchè mi chiamate stupido? Perchè ho buon cuore? Perchè vorrei passar bene la gioventù? E voi, che fate? È vita, la vostra? Che vita è la tua? Non vuoi bene neanche a tua moglie malata. E voi, zio Pietro? Che vita è la vostra? Accumulare i denari, come le fave sulla stuoia, per darle poi ai porci. Non volete bene a nessuno, neanche a voi stesso.

I due amici s’urtavano sorridendo.

— Sei malato davvero, stanotte: male di borsa.

— La mia borsa è più colma della vostra! Andiamo nella bettola e vedrete, — egli disse arrossendo nell’ombra.

— Tu non hai voluto bere con noi! Neppure se ti vedo morire accetto il tuo vino!