Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/78

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— E su! E su!

— E venga! E venga!

Tutte le donne guardavano laggiù sorridendo. I denti brillavano agli angoli delle loro bocche.

Egli balzò, quasi sfuggendo alla prigionia delle due vecchie dame; arrivato però in mezzo al cortile si fermò incerto: allora il circolo delle donne si riaprì, si allungò di nuovo in fila, andò incontro allo straniero come nei giuochi infantili, lo accerchiò, lo prese, si richiuse.

Messo in mezzo fra Grixenda e Natòlia, alto, diverso da tutti, egli parve la perla nell’anello della danza; e sentiva la piccola mano di Grixenda abbandonarsi tremando un poco entro la sua, mentre le dita dure e calde di Natòlia s’intrecciavano forte alle sue come fossero amanti.


Anche il prete uscì dalla sua capanna, guardò qua e là, placido e rosso come un bambino ancora calvo, poi andò a sedersi accanto alle dame Pintor.

— Bel ragazzo, suo nipote, donna Ruth!

Trasse la tabacchiera d’argento, la scosse, l’aprì e la porse nel cavo della mano prima a donna Ester, poi a donna Ruth, infine alla stessa Kallina.

— Bel ragazzo, donna Ester, ma mi raccomando, attenzione.