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Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/122

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112 cattive compagnie


Molte paranze erano già partite e vagavano in quella nebbia come vascelli fantasmi.

Quando anche la barca di Antoniotto fu patita, una voce risonò:

— Addio, Barbara!

Ella trasalì: la barca dileguavasi tra la nebbia, e pareva che la voce venisse da un mondo lontano, fantastico.

*

Un giorno, assieme col padre di Barbara arrivò il fidanzato di lei: non era bello, ma alto, elegante, con una fisionomia intelligente e seria.

La moglie del marinario del porto, accorsa senza essere chiamata, non finiva di esaminarlo e di ammirarlo, toccandolo anche, come per assicurarsi che la sua presenza era reale.

— Ah, — gridava con la sua grossa voce, — dunque era vero? Io credeva che la signorina scherzasse! La signorina scherza sempre: non si può credere a quello che dice!

— Ma cos’ha questa donna? Perchè si permette di parlare così? — domandò il giovane.

— È una donna rozza e semplice — disse Barbara.

— Rozza, sì, ma non tanto semplice, — os-