Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/129

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Ballòra 119


bionda riccioluta e gli occhi neri melanconici. Zio Matteu aveva quasi trent'anni più di lei; ma a lei piaceva appunto per questo; e si sentiva attirata verso di lui forse per affinità di razza, e perchè realmente egli era l’uomo più bello del paese.

Quell’inverno, poi, ella viveva in completa solitudine. Tutti gli uomini giovani, pastori e contadini, erano fuori del paese; a trovar zio Ballòre, oltre qualche vecchio amico, non veniva che il Sindaco, uomo ancora giovane, simpatico, scapolo e benestante; ma Ballòra non aveva mai neppure osato di guardare in viso il Sindaco: egli era un uopo civile, fine, caustico, qualche volta anche maligno; non diceva mai le cose come le pensava; era amante dei comodi, delle vesti pulite, dei buoni cibi; insomma d’una razza diversa di quella dei Predas Aspras. Spesso, anzi, egli faceva stizzire Ballòra: veniva tutto attillato, piccolo e svelto, con la cintura stretta, la berretta messa con arte sui capelli lunghi, un sorriso beffardo sulla bocca sottile; sedeva accanto al fuoco, cercando un posto ove non ci fosse fumo, guardava la ragazza e diceva:

— Ballòre Pintò; perchè te la tieni qui, questa pianticella? È tempo di innestarla, sai?

L’infermo, buttato sulla stuoia come un