Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/201

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No, non poteva essere lei. Una madre non può non tradirsi, non può non gridare nel rivedere suo figlio. Era assurdo. — Sciocchezze, idee convenzionali. Una donna sa dominarsi anche fra le più violenti emozioni. Essa, poi, che aveva abbandonato e buttato via la sua creatura! Appunto per questo doveva tradirsi, gridare, sussultare. Una madre è sempre una madre. Eppoi Olì, una selvaggia, una semplice figlia della natura, non poteva aver assimilato la perfidia delle donne di città, tanto da fingere come una commediante, da sapersi dominare così! Impossibile. Era assurdo. Maria Obinu era Maria Obinu simpatica donna, mite e incosciente, che aveva avuto la fortuna più che la forza, di emendarsi. Non poteva esser lei.

Ma intanto egli ricordava la prima notte passata a Nuoro e il bacio furtivo di suo padre, e di momento in momento aspettava che l’uscio s’aprisse, e un’ombra si avanzasse, nel chiarore della lampadina, e un bacio rivelatore gli sfiorasse la fronte!...

— E se ciò fosse.... che farei io? — si chiedeva trepidando.

I rumori della città si affievolivano, s’allontanavano, quasi ritirandosi anch’essi, stanchi, verso un luogo di riposo. Anania sentì rientrare i tardivi inquilini, poi tutto fu silenzio, nella casa, nella via, nella città. Ed egli vegliava ancora! Ah, forse quella lampadina?...

— Ora la spengo.... — Si alzò. Un rumore, un