Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/210

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— La figlia del barone di Baronia.

— Ah, vivono ancora i baroni di Baronia? Io ho sentito narrare che nel loro castello s’aggirano i fantasmi. Una volta un taglialegna passò la notte sotto le mura del castello e vide una dama con una lunga coda d’oro che pareva una cometa. Oh, Nostra Signora mia del buon Consiglio, tu mi rovini.... bada che ti farà male tutto questo caffè!

— Raccontate dunque, zia Varvara. Quando il taglialegna vide la dama cosa fece?

Zia Varvara raccontava. Confondeva le leggende del castello di Burgos con le leggende del castello di Galtellì, mischiava ricordi storici, diventati oramai tradizioni popolari, con avvenimenti accaduti durante la sua lontana infanzia.

— E i nuraghes, poi! Quanti tesori nascosti! Sai, quando i mori venivano in Sardegna per rapire le donne e gli armenti, i Sardi nascondevano le monete nei nuraghes.

Anania pensava a suo padre, che anche ultimamente gli aveva scritto pregandolo di visitare i musei « dove si conservano le antiche monete d’oro».

— Una volta, — ricominciava zia Varvara, — io andai a cogliere spighe intorno ad un nuraghe; mi ricordo come fosse oggi. Avevo la febbre, e verso sera dovetti coricarmi fra le stoppie, aspettando che passasse qualche carro che mi conducesse in paese. Ed ecco cosa vedo. Il cielo, dietro il nuraghe, era tutto color di fuoco: