Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/252

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come dicono, ma non è un uomo! Se mio marito sollevasse il capo dalla tomba e vedesse suo figlio scalzo, col cordone, con la bisaccia, frate mendicante e stupido, che direbbe mai? Ah, lo fustigherebbe, in verità.

— Dove si trova ora frate Zuanne?

— In un convento lontano; sulla cima d’un monte. Almeno fosse rimasto nel convento di Fonni! ma no, è destino che tutti debbano abbandonarmi; anche Fidele, l’altro figliuolo, ha preso moglie e raramente si ricorda di me: il nido è deserto, abbandonato; la vecchia aquila ha veduto volar via i suoi poveri aquilotti e morrà sola.... sola....

— Venite a viver con me! — disse Anania. — Quando sarò dottore vi prenderò con me, nonna.

— In che potrei servirti? Almeno un tempo ti lavavo gli occhi e ti tagliavo le unghie; ora invece tu dovresti fare altrettanto a me....

— Mi raccontereste delle storie.... a me ed ai miei bambini....

— Anche le storie non so più raccontarle, adesso. Sono rimbambita del tutto: il tempo, vedi, il tempo s’è portato via il mio cervello come il vento porta via la neve dai monti. Ebbene, ragazzino mio, mangia; non ho altro da offrirti, accetta di buon cuore. Oh, questo cero, è tuo? Dove lo porterai?

— Alla Basilica, nonna, davanti all’immagine dei santi Proto e Gianuario. Viene di lontano, nonna; me lo diede una vecchia donna sarda