Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/274

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e un progetto stravagante gli attraversò la mente: farsi romito.

— Se mi nascondessi su queste montagne e vivessi solo, cibandomi d’erbe e di uccelli? Perchè l’uomo non può viver solo, perchè non può spezzare i lacci che lo avvincono agli altri uomini e lo strangolano? Zarathustra? Sì, ma anch’Egli una volta scrisse: «....Oh, quanto sono solo! Non ho più nessuno con cui possa ridere, nessuno che mi consoli dolcemente....»



Per tre ore l’ascesa continuò, lenta e pericolosa. Il cielo si rasserenò completamente, il vento soffiò: le cime schistose brillarono al sole, profilate di argento sull’azzurro infinito; l’isola svolse i suoi cerulei panorami, disegnati di montagne chiare, di paesi grigi, di stagni lucenti, e qua e là sfumati nella linea vaporosa del mare.

Ogni tanto Anania si distraeva, ammirava, seguiva con interesse le indicazioni della guida e guardava col binocolo; ma appena egli cercava di godere la dolcezza del panorama magnifico, il dolore gli dava come una zampata da tigre per riafferrarlo interamente a sè.

Verso mezzogiorno arrivarono alla vetta Bruncu Spina. Appena smontato, Anania s’arrampicò fino al mucchio di lastre schistose del punto trigonometrico, e si gettò per terra onde