Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/289

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me ne andrò e tu non udrai più mie notizie. Figurati di non avermi mai incontrata....

— Dove vuoi andare? — chiese la vedova. — Anch’io gli ho detto queste cose, ma egli non capisce la ragione: ci sarebbe però un mezzo.... Rimani qui egualmente, invece di andar per il mondo: non diremo chi tu sei ed egli vivrà tranquillo come se tu fossi lontana. Perchè, povera te, se vai via di qui, dove andrai?

— Dove Dio vuole....

— Dio? — proruppe Anania, dandosi forti pugni sul petto. — Dio ora vi comanda di obbedirmi. Non osate neppur più ripetere che non volete restare qui. Non osate, — egli disse come in delirio. — Credete che io scherzi forse? Non osate muovere un passo senza ordine mio; altrimenti sarò capace di tutto....

— Per il tuo bene, — ella insistè. — Ascoltami almeno: non essere feroce con me, mentre sei indulgente con tuo padre, con quel miserabile che fu la mia rovina.

— Ella ha ragione! — disse la vedova.

— Tacete! — impose Anania.

Olì prese ancor più coraggio.

— Io non so parlare, Ananì.... io ora non so parlare perchè le disgrazie mi hanno reso stupida; ma una sola cosa ti domando: non avrei tutto da guadagnare restando qui? Se voglio andar via non è per il tuo bene? Rispondi. Ah, egli neppure mi ascolta! — disse poi, rivolta alla vedova.

Anania camminava nuovamente su e giù per