Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/325

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odii e dei suoi dolori passati. Egli aveva sofferto perchè sua madre aveva peccato, perchè lo aveva abbandonato ed era vissuta nella colpa! Sciocco! Che importava tutto ciò? Che importavano queste sfumature nel quadro grandioso della vita? Non bastava che Olì lo avesse fatto nascere, perchè ella rappresentasse per lui la più meritevole delle creature, la madre, ed egli dovesse amarla ed esserle riconoscente?

Egli singhiozzò ancora; ma attraverso la sua angoscia sentiva sempre più intensa la gioia di vivere. Sì, egli soffriva: dunque viveva.

La vedova gli si avvicinò, prese fra le sue le mani di lui, strette convulsivamente, lo confortò, gli fece coraggio, poi lo supplicò d’allontanarsi.

— Andiamo giù, figlio, andiamo. No, non tormentarti: ella è morta perchè doveva morire. Tu hai fatto il tuo dovere, ed essa.... forse anch’essa fece il suo, sebbene il Signore ci abbia dato la vita per penitenza, imponendoci di vivere.... Andiamo giù.

— Era giovane ancora! — disse Anania, calmandosi alquanto e fissando i capelli neri della morta. — No, non ho paura, zia Grathia, aspettate, restate un momento. Quanti anni aveva? Trentotto? Ditemi, — chiese poi, — a che ora è morta? Come ha fatto? Raccontatemi tutto. È stato qui il pretore?

— Andiamo; ti dirò tutto, vieni, — ripeteva zia Grathia, dirigendosi verso l’uscio.

Ma egli non si mosse: guardava sempre i ca-