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216 la volpe


verso la capanna ove le donne cucinavano aiutate dal vecchio padre di Jacu, il quale s’era riserbato l’onorevole incarico di arrostire allo spiedo un capretto intero. Più in là il prete, sdraiato sull’erba all’ombra di un altro sovero, raccontava una storia boccaccesca ad alcuni giovani invitati. Le donne battevano i gomiti sui fianchi di Zana, accennandole il dottore, ed ella a un tratto, cambiato umore, si mise a scherzare con lui, pregandolo di rendersi utile, almeno, con l’andar a prender l’acqua alla fontana. Egli assecondava gli scherzi di lei; prese un recipiente di sughero e s’avviò, nel gran sole che scaldava le erbe e il verbasco e ne traeva un odore inebbriante.

La comitiva intorno al prete seguì il dottore con fischi ed urli, ed anche il vecchio che arrostiva il capretto fece le fiche in segno di disprezzo. Un uomo istruito, un uomo maturo, lasciarsi burlare così dalle donne! Allora Zana imprecò e corse tenendosi fermo con la mano il fazzoletto svolazzante sulla testa, finchè raggiunto il dottore gli tolse di mano il recipiente. Da lontano le donne videro l’uomo seguirla nel sentieruolo che conduceva alla fontana, e il vecchio padre di Jacu cominciò a sputare sul fuoco rabbiosamente, quasi volesse spegnerlo.

— La nipote di Tomas Acchittu, la vedete? Voleva star sola con l’uomo; se fosse mia figlia le metterei la nuca sotto i calcagni.

— Lasciate fare, suocero mio, — disse con benevolenza zia Lenarda. Ah, ella, sì, sapeva