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298 i tre fratelli


— Perchè? Ah, ti dirò.... Dammi un po’ d’acqua, per l’anima tua, Paulè; dammela....

— La brocca è lì, sulla panca; prènditela....

Egli s’era alzato, sano e salvo, e bevette. Nel silenzio s’udiva ancora il suo respiro ansante, ma al di fuori era tutto calmo e Pauledda sentiva cessare la sua sorpresa. L’uomo s’era seduto sotto il pergolato e diceva:

— Ascolta.... Dio ti paghi l’ospitalità. Ma che hai paura, che tieni il portone in mano? Vieni; il pericolo è cessato. Si vede che quelli che m’inseguivano han preso un’altra via.... Siediti! E che è la prima volta che vengo a trovarti? Devi sapere, dunque....

Cominciò a raccontare una storia un po’ confusa, d’un nemico che lo perseguitava, che gli aveva ucciso il cavallo, che gli aveva rubato le pecore. Pauledda sedette accanto a lui e ascoltava silenziosa.

— Ora mi toccherà di nascondermi, per un po’ di tempo.... La giustizia è buona, ma è meglio guardarla da lontano, come il mare. Se tu potessi tenermi qui....

— Ma ti pare? Una donna sola?

— Sarò come un tuo fratello....

— Taci!

S’udiva un altro passo, agile, rapido, lieve come quello di un uomo scalzo. Si fermò davanti al portoncino, ma passarono alcuni istanti prima che una voce bassa e supplichevole chiamasse:

— Pauledda! Paulè!