Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/302

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sulle labbra. Ebbene, sì; perchè non deve arrivare l’ora degli scrupoli? Arrivano tutte le ore, Jorgj Niè; anche quella della morte, archibugiata la trapassi! E perchè si è vissuti al buio si deve morire al buio? Ascoltami: non c’è uomo al mondo che non abbia errato: ebbene, dimmene uno, ma con coscienza di dire la verità, ed io ti crederò. Cristo? Cristo non era uomo: era Dio; gli altri, tutti, compresi gli Apostoli, tutti abbiamo errato. Tu forse no? Pensaci bene e vedrai che tu pure hai commesso errore. Dimmi di no, in tua coscienza, ed io allora mi vergognerò di confessare che anch’io sono stato un uomo di questo mondo!

Jorgj non sorrideva più: ascoltava, e nelle parole del vecchio sentiva fremere, non il rimorso, il pentimento, la debolezza, ma lo stesso orgoglio che aveva sostenuto lui come il puntello sostiene l’edifizio in rovina.

— Ascoltami, Jorgeddu, è più facile dire: non mi sono sbagliato, che riconoscere il contrario. Anche tu, che studiavi legge e sapevi molte lingue, ti sei sbagliato quando mi hai ritenuto non uomo ignorante e di cattivo cuore. Ignorante, sì, ma non idiota; superbo, sì, ma non di cattivo animo. Quando tu mi giudicavi così eri tu il cattivo; perchè noi siamo tanti specchi e vediamo la figura nostra nella persona che giudichiamo. Se io ho l’odio in cuore vedo il mio nemico col viso nero come l’ho io che ho la fisionomia del demonio; e se ho l’amore vedo bello anche il nemico che ha il coltello nel pugno.... E così lui in me....

— E vero! — disse Jorgj. — Ma perchè queste idee non vi son venute prima?

— Cosa ne sai tu? Eppoi tu non eri disposto ad ascoltarmi, come adesso, ed io non era disposto a vederti ridere come avevi ricominciato