Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/303

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a ridere poco fa! Tu non volevi bene a me nè io a te. Questo era l’accidente! Ma!... Basta, quello che è accaduto è accaduto; è inutile parlarne. Tu pensa a guarire e tutto si dimenticherà.

— Io non guarirò, — disse Jorgj, — l’odio mi ha fulminato, e neanche l’amore può disfare le opere del male!

Il vecchio scuoteva la testa, — Chi lo sa? Sei giovane, Jorgè; non dire mai: questo non accadrà. Adesso dunque ti dirò perchè son qui.... Il tuo servetto non torna?

— No per stasera.

Allora il vecchio raccontò sottovoce come il suo antico nemico Innassiu Arras gli aveva rivelato che il vero colpevole era il mendicante e dove questi aveva nascosto il tesoro. Un resto di malizia, e poichè gli sembrava che gli occhi scintillanti di Jorgj lo guardassero ancora con diffidenza e con disprezzo, gli impedì di parlare di Columba e della paura e della pietà che lo svenimento di lei gli avevan destato in cuore.

Solo osservò:

— Innassiu Arras mi ha rivelato il fatto in un momento poco opportuno: ma egli è stato sempre così, un uomo senza prudenza. Vada alla forca! Basta; gli ho tutto perdonato; come lui ha perdonato a me. Siamo vecchi entrambi; e le passioni cadono coi denti. Come ti dicevo dunque io filai dritto a San Francesco, trovai i denari, maledetti come quelli di Giuda; e ne feci.... bene, questo non importa. E subito pensai di venir da te; ma cosa dovevo dirti? Ero sicuro del fatto mio? No; perchè tutto poteva essere una finzione di Innassiu Arras. Avevo sempre il dubbio ch’egli volesse prendersi beffa di me. E così passavano i giorni, agnello mio, brutti come giorni d’inverno. Ma ieri venne da me il prete e mi disse: «Passando davanti all’ovile di In-