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L’agnello pasquale | 103 |
E con sorpresa vide che l’agnello si piegava sulle zampe e s’accovacciava, rassicurato dalla promessa. Allora tornò su in casa lasciando la stalla aperta.
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Più tardi il padre e la madre uscirono. Andavano a prendere possesso dell’importante ministero di lui. Il ragazzo promise di stare a casa, a studiare: e da studiare ce n’aveva, poichè erano gli ultimi giorni delle vacanze di Pasqua; ma non gli riusciva più di riaprire il libro.
Si affacciò di nuovo alla finestra, e vide quei due che se ne andavano per la strada turchina, lui piccolo come un ragazzo, vestito in colore della terra, un po’ curvo e con le mani giunte come un fraticello; lei alta con le vesti che le cadevano giù per la magrezza e i capelli grigi sbiaditi più che dall’età dalla miseria e dalla debolezza: anche di lontano si sentiva la sua tosse.
Egli voleva bene alla madre, e quella tosse lo perseguitava giorno e notte. E sapeva ch’ella aveva bisogno d’aria di mare, e non d’aria di cimitero. E anche lui aveva bisogno d’aria di mare: invece quando quei due tornerebbero a casa puzzerebbero di morti.