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Pagina:Deledda - Il flauto nel bosco, Treves, 1923.djvu/119

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L’anello che rende invisibili 111

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Poi gli anni passarono ed ella diventò la maestra del villaggio: gli anni passarono ed ella cessò di credere alle leggende e ai sogni; e tanti ne passarono, di anni, che una volta ella, che aveva velleità poetiche, scrisse in un suo libriccino di pensieri: «M’è venuta l’idea di scrivere dei versi sotto il titolo «ho ucciso i sogni», ma a pensarci bene in mia coscienza mi avvedo che i miei sogni sono morti tutti da sè, di morte naturale».

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Eppure in fondo era rimasta la bambina che desiderava l’anello magico; e adesso vecchia e malaticcia, nei giorni che doveva starsene a letto nella sua piccola camera il davanzale della cui finestra sembrava la riva del mare, mentre sonnecchiava pensava ancora a quel sogno.

Potersi rendere invisibili! Viaggiare senza pagare, entrare nella casa e nei giardini, avvicinarsi alle persone che sono più inaccessibili del re!

Un giorno d’inverno, che una lieve febbre le faceva parer caldo come un giorno