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8 | il flauto nel bosco |
Egli le si avvicinò allarmato.
— Perchè? Che ti hanno fatto?
— Nulla. Voglio andar via.
A tutte le domande rispondeva così. All’uomo non garbava ch’ella se ne andasse: era lì per un tenue compenso e neppure un’intera agenzia per lucidare pavimenti poteva rendere come rendeva lei.
Tentò di pigliarla con le buone; le cinse le spalle, le carezzò i capelli.
— Buona, su! Se ti fanno dei torti devi dirlo a me e vedrai che tutto andrà bene. Vuoi dirmelo? — le mormorò sul viso freddo. — Vuoi darmi un bacio?
Il suo alito era caldo, la sua bocca odorava di tabacco e di carne viva: una sensualità animale sollevò le viscere della donna chiuse dalla lunga astinenza, eppure ella respinse l’uomo con tutte le sue forze servendosi dello straccio per scudo.
— Vattene via, animale, e vattene.
Allora egli tentò un altro verso.
— Forse perchè il tuo bambino è malato? Guarirà. La signora andrà a vederlo, e tutto l’Istituto non avrà cura che di lui. La signora s’interessa molto al tuo bambino, e lei non ne ha. Chi sa che non lo prenda qui in casa, un giorno.
Allora la donna si drizzò sulla schiena, con gli occhi feroci.