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162 | il flauto nel bosco |
due angioletti autentici. Il cane scherzava intorno a loro, e un agnellino di pochi giorni che ancora non si reggeva bene sulle gambe stava presso la donna come un suo terzo figliuolo e col suo belato pareva la chiamasse mamma.
Il quadro era così bello, con lo sfondo del prato fiorito di asfodeli e di nuvole rosa all’orizzonte, che il più vecchio dei due uomini si mise a piangere: tanto più che tutte quelle buone creature, compreso il pastore che venne fuori dallo stabbio, accolsero con gioia, come fossero vecchi amici, i sopraggiunti.
— Dateci da bere — disse il più giovane.
E il pastore diede loro del latte appena munto, e li invitò a riposarsi: poi, sentito che andavano lontano e sprovvisti di tutto, li invitò anche a desinare e a passar la notte nello stazzo, se volevano: non solo, ma ammazzò una pecora, per far loro onore, e le carni che avanzarono dal banchetto le diede a loro, per il resto del viaggio, avvolte nella pelle della bestia uccisa.
Infine, sentito che andavano verso i monti raccomandò loro di recarsi presso un suo parente ricco, il quale possedeva molti terreni, molto bestiame, molti servi, e uno stazzo grande come nessun altro nei dintorni.