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234 | il flauto nel bosco |
sotto la facciata della casa e proseguiva diritto fino al cancello padronale.
— È difficile — disse, come parlando all’angolo, però non si decideva a dire di no.
— Bè decidetevi.
Egli calcolò. Calcolò che una buona mezz’ora se ne sarebbe andata nella faccenda: e poichè era un uomo mezzo onesto, disse che ci voleva un’ora.
— Mi darà venti lire.
— Va bene: ma sia una parola.
E la signora entrò per le sue faccende, lasciando all’uomo ogni responsabilità. Guardò l’orologio: erano le dieci.
*
Dopo pochi minuti sentì il grido strano dell’uomo per aizzare la bestia e capì che si trovava di nuovo davanti a un mistero.
Aprì la finestra del corridoio e vide infatti una cosa straordinaria.
Il carro era di nuovo fermo, nell’angolo fra i due viali, e la bestia, dura e rigida come le due stanghe che la imprigionavano, non si moveva più. Pareva cieca, sotto i suoi occhiali di cuoio, o peggio ancora morta.
L’uomo rinnovava tutti i suoi tentativi di dolcezza, poi di astuzia e di violenza, ma