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238 | il flauto nel bosco |
uno slancio feroce: l’uccellino volò via prima d’essere preso, si smarrì fra i colori del giardino riflettendoli tutti nelle sue ali di velo nero.
Il gatto gli corse appresso, saltò sul muro della cancellata; lì si raccolse un momento, impotente e deluso; poi tornò presso la padrona che rideva poichè l’uccellino era una cavalletta.
*
Poi anche tutto il giardino si smosse. Il vento di tramontana soffiava dall’angolo ove s’era fermato il carro: e le foglie rosse si sciolsero, e caddero a mille a mille quelle della robinia. Quelle che erano già secche per terra si animarono con un movimento prima di danza poi di fuga: ed erano di un colore fra di sole e di terra, e non rassomigliavano ad altro che a foglie secche spinte dal vento, eppure avevano qualche cosa di vivo, più che sulla pianta, ma prese anche esse da una follia di dispersione, di ritorno al nulla.
Il gatto balzava di nuovo, appresso a loro, tentando di afferrarle a volo, con un gioco grazioso di animale felice; finchè il vento gelato non persuase lui e la padrona a rientrare in casa.