Vai al contenuto

Pagina:Deledda - Il flauto nel bosco, Treves, 1923.djvu/29

Da Wikisource.

Brindisi 21

che cosa ho fatto l’ho fatto per sollevarmi dal dolore e dall’umiliazione. E non l’ho mai dimenticata, neppure nell’odio alla vita stessa. Ed ecco la rivedo questa sera, un’ora fa, come una fiera in gabbia. — Che fai qui? — le domando. Dopo la prima sorpresa lei si mette a ridere, felice dell’avventura e mi dice con semplicità che aspetta un uomo col quale deve partire; e paurosa che sopraggiunga il marito si protende ansiosa ad ascoltare. Un passo. Chi è? Il marito o l’amante? — Vieni su, vieni, — lei dice smarrita; — conducimi via.

— Alla stazione, — ordino al conduttore, che intanto s’è svegliato, e chiudo, e stringo a me la donna. — Chiunque egli sia, — le dico in delirio, — fuggiamo; vieni con me. È tempo, è tempo.

L’automobile si è appena mossa che l’uomo sopraggiunto ci insegue a colpi di rivoltella.

— È lui, è l’odio — ella geme stringendosi a me. — Sì, sì, fuggiamo assieme.

— Chi è? Tuo marito?

— No, è l’altro, che odio e mi odia. Ascolta, — dice poi, riprendendosi, — riconducimi a casa: c’è la nostra bambina che non sta bene. Domani ti scriverò, ti dirò tutto.

Ed io l’ho ricondotta alla sua casa: poi sono corso qui.