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Un dramma | 43 |
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Quell’impotenza della fantasia parve a poco a poco vincere anche i suoi sensi. Fu preso da un languore, da una impossibilità a muoversi, anche a pensare. In fondo era un’ansia di attesa che lo teneva immobile davanti al suo scrittoio, con la testa fra le mani.
Che cosa aspettava?
Aspettava una lettera, un telegramma, una scampanellata; notizie di lei, insomma. Sapeva però che l’attesa era vana.
E le ombre cadevano, e gli pareva che anche la sua anima si spegnesse.
Ricordi e ricordi passavano, moltiplicati, ingranditi dalle ombre: a quell’ora la mamma tornava a casa, quando usciva, e quasi sempre con pacchetti di cose buone per lui. Tornava, e la luce non cessava, nella casa, neppure nelle sere più buie.
Egli mise la mano sugli occhi, ed ebbe un desiderio intenso.
— Mamma, ritorna.
E d’improvviso la vide, pallida e piccola, triste anche lei nella solitudine del podere. Pensò che forse bastava andare a prenderla, per farla tornare; e d’un tratto