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68 | il flauto nel bosco |
sono già. Il guaio è che a gironzare intorno alla capanna non sono io solo; vedo dei ragazzacci scalzi e anche qualche giovanotto; ma lei giura che non li conosce neppure, che vuol bene solo a me, ed io le credo ciecamente. Per un mese abbiamo fatto all’amore, or sulla spiaggia come gabbiani, or nella capanna come lepri; io ero disposto a sposarla, a ritirarmi dal servizio, e lei prometteva sempre di condurmi dal nonno per la domanda di matrimonio; ma aveva paura, diceva lei, perchè il vecchio si serviva di lei come di una schiava e la mandava persino a raccattar legna e a portare grossi pacchi di roba a un suo fratello che stava giù dopo il fiume: infatti la vedevo sempre, quando però non veniva in caserma per il pesce, con involti e involtini, preoccupata e ansante, e, oltre all’amore provavo pietà di lei. Le ho fatto molti regali, anche di valore, la ho vestita da capo a piedi come una mendicante che era.
Un giorno mancò all’appuntamento: aspetta, aspetta, non viene più. Ho paura che sia malata e la vado a cercare: il nonno, un gran vecchio selvatico, mala fata lo porti, mi accoglie col bastone alzato, urlando che la nipote l’ho fatta fuggire io: accorre gente e per poco non mi ammazzano a colpi di pietra. Il mio dolore, sì, proprio dolore,