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88 il flauto nel bosco

Bene o male, finchè si è vivi tutto ancora è bello.

E anche lui cantava, e d’improvviso, si sentiva alto, sano, con una misteriosa gioia in cuore: sentiva i piedi forti entro le scarpe nuove che la madre gli aveva comprato il giorno avanti, e le gambe agili, e le ginocchia come ruote unte: e una smania di andare, di salire la valle, di trovare il vento.

I suoi capelli folti e lunghi avevano bisogno del vento, la sua bocca grande e i denti forti volevano masticare qualche cosa che non fosse il pane della fattucchiera, e finalmente le sue pupille nere circondate d’oro e d’azzurro avevano bisogno di vedere l’orizzonte che vede l’aquila dal vertice dei monti.

E anche lui ringraziava Dio che gli slacciava il cuore da troppo tempo stretto dal dolore.


— Mamma, — disse appena rientrato a casa, — io parto.

— Parti? E dove vai?

— Vado in cerca di fortuna.

Ella preparava la cena, nella piccola cucina ordinata e pulita che non ricordava per nulla la casa della strega o l’antro della Sibilla. E anche lei era una donnina pulita che di dietro, per il gran nodo di