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24 grazia deledda

andò a vagare intorno ai mucchi di carbone... Sul mare solitario si stendevano come dei grandi veli color di rosa: alcune onde s’avanzarono ancora fino alle roccie, sotto il rialzo ove sorgeva in capanno, ma ora la spiaggia, intorno alla cala, appariva scoperta, scintillante di conchiglie e di perline. Sotto il cielo roseo la landa melanconica li svegliava: le paludi riflettevano il colore del cielo, sulle macchie umide svolazzavano gli uccelli ancora silenziosi. L’odore aspro del musco degli scogli si fondeva col profumo del mentastro.

Al sorgere del sole, sul cerchio infocato che univa il cielo al mare, apparve un punto grigio. Era il veliero. Nello stesso tempo, sulla striscia bianca dello stradale apparve un punto nerastro: era il sorvegliante, che veniva per la consegna del carbone.

Sebiu, inquieto e incerto, prese due sacchi dalla tettoia, rientrò nella capanna e coprì il ferito.

Mentre toglieva la tonaca dal piuolo, con l’intenzione di piegarla e nasconderla, da una delle maniche vide uscire e cadere al suolo una cartolina postale, piegala e sciupata. Si affrettò a raccoglierla, e la lesse; ma la cartolina conteneva poche frasi insignificanti, firmate da un nome di battesimo. L’indirizzo era chiaro, scritto a grossi caratteri:

Al signor Onofrio Sanna

possidente

Suelzi.