Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/100

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X.

Ma l’indomani mattina egli s’era appena rimesso al lavoro quando vide passare Antoni Maria a cavallo; e il suo primo movimento fu di abbassare la scure e di cercare di nasconderla quasi avesse vergogna di esser visto a lavorare; ma poi gridò:

— Oh, Antoni Maria, e che non mi vedi? — e siccome l’altro fingeva di non sentirlo gli corse appresso e battè le mani per invitarlo a fermarsi.

Antonio Maria fermò il cavallo e si curvò alquanto sulla sella.

— Ebbene, Gerusalè, ti giova quest’aria fresca?

— Molto. Ho dormito tutta la notte.

— Si vede che il tuo destino era quello di raschiare scorza!

Predu Maria sospirò e imitò il tono sarcastico del suo amico:

— Pazienza! Non tutti possiamo vivere di rendita, come te.

— Immondezza! Sta zitto almeno, se non hai moneta da pagarmi. Lasciami passare!

— Ma dove vai, a quest’ora?