Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/105

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e i crepuscoli lunghi — egli sentì la sua storia raccontata da un «lavorante» a un gruppo di compagni sdrajati per terra.

— Egli era il più ricco del suo paese.... aveva uno zio prete che calzava sempre calze di seta e scarpe con fibbie d’oro.... Egli era un discolo.... Quando uccise suo padre aveva sedici anni.... E un servo, suo complice, fu condannato all’ergastolo....

La voce pareva uscir di sotterra, quasi flebile, ma lenta e dolce: l’uomo raccontava evidentemente con piacere la fosca storia, travisandola, e Predu Maria si morsicò i pugni, e fu per slanciarsi in mezzo a quegli uomini che dopo la giornata faticosa si assopivano pensando male di lui con voluttà crudele, come i bimbi quando ascoltano una fiaba paurosa; ma poi si ritrasse, quasi spinto dall’onda delle sue solite considerazioni: castigo, penitenza, volontà di Dio e simili cose.

Nelle sere seguenti egli non andò più da Lorenzo.

A quell’ora i lavoranti, buttati qua e là per terra, dormivano e sembravano morti. Anche lui si sdrajava fuor della capanna e ricordava il passato e provava un senso di tristezza come se si trovasse ancora in «quel luogo»: la prigione era grande, per dire il vero, ma era egual-