Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/106

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mente coperta da una volta grigiastra, circondata da visioni incerte e da muraglie cupe, e popolata di uomini condannati ai lavori forzati a vita.

Egli si addormentava pregando, ma anche in sogno aveva un bel ripetere le solite cose: castigo, penitenza, volontà di Dio.... si sentiva già stanco di quella vita miserabile e pensava che le sue vesti cadevano a brandelli, che la sua biancheria puzzava, e che quasi tutto il suo lavoro veniva scontato dalle note del dispensiere.

Una sera confessò a sè stesso il suo desiderio d’andarsene. Ma dove andare? Gli pareva che il suo destino fosse come la sua camicia: più egli s’ingegnava a rattopparla più quella si strappava. Così, giorno per giorno, finì col convincersi che forse la sua ultima risorsa era il matrimonio con Marielène.

Una domenica ai primi di giugno scese dunque a Nuoro e andò alla messa cantata: nell’uscire di chiesa vide Sebastiana che se ne tornava lentamente a casa, e notò che tutti, uomini e donne, si voltavano a guardarla. Ella aveva qualche cosa che la distingueva dalle altre paesane; camminava dondolandosi, a testa alta, e guardava innanzi a sè con aria sprezzante; e il suo fazzoletto messo con arte civet-