Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/15

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mio credo non sia vergogna adattarsi a tutto, pur di vivere onestamente! Oramai non basta possedere qualche cosa per poter vivere; bisogna lavorare. Il proprietario che dice: voglio sedermi accanto al fuoco, con le gambe accavalcate, sputar sulla cenere e passar i giorni senza far niente, è un poltrone e null’altro! Il fisco gli succhierà il midollo e un giorno o l’altro lo caccerà di casa.... Allora egli farà lo scorzino e sarà un pezzente davvero, mentre se lo fa prima che il bisogno lo costringa.... Potrebbe fare qualche altro mestiere più lucroso, anche, non dico, ma per esempio, se non trova altro.... per esempio se non può fare il contabile.... dico, può fare anche lo scorzino! Credo di spiegarmi!

Egli declamava alquanto, parlando l’italiano con quell’accento lievemente cadenzato che prendono i paesani sardi dopo un lungo soggiorno nel continente. Il capo-macchia conosceva bene quest’accento, sopratutto speciale a certi condannati che hanno scontato la pena nei reclusori di Nisida e di Civitavecchia; e quindi guardava con freddezza, se non con diffidenza, il suo compagno; ma più lo osservava più si convinceva di aver a che fare con un uomo di condizione civile. Il vestito del