Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/175

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ra, una di quelle maschere che si vedono durante gli ultimi giorni di carnevale, vestite di rosso, ubbriache e sghignazzanti.

E nel suo rancore egli si sforzava di odiare anche Sebastiana, ma non gli riusciva; se la immaginava infelice al pari di lui, e pensava che con una madre strega come la maestra Saju qualunque ragazza avrebbe fatto delle sciocchezze. Una mattina Lorenzo, mentre gli dava le provviste, disse sottovoce:

— Dunque l’hai imbroccata, eh? Hai vinto il premio; Sebastiana, dicono, è gravida.

Predu Maria sbattè il pane per terra.

— Oh, lasciatemi in pace! È tempo!

— Io non capisco perchè tu ti arrabbi. Raccogli il pane, su! Al tuo posto io ballerei dalla gioia. Padre, pensa, padre! Ma già Dio sa quanti figli hai tu sparsi per la faccia della terra!

— Io non sono della tua razza per aver fatto questo.

— E di che razza sei, allora, mendicante?

Predu Maria raccolse il pane, e stava per uscire senza rispondere, quando Lorenzo gli disse:

— Il fieno è secco, Predu Maria Dejà!