Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/186

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Allora la maestra gli disse:

— Per le informazioni ho scritto al sindaco del tuo paese, e sono rimasta contenta. La disgrazia che accadde a te poteva accadere a chiunque. Tu hai un ottimo cuore, sei onesto, non sei un libertino, non sei un ladro; sei giovane, e puoi con la tua intelligenza procurarti una posizione migliore....

— Sì, — egli interruppe con amaro sarcasmo, — potrò comprare una tanca: il camposanto!

— Quella tanca appartiene a tutti, Predu Maria Dejà! Lasciamo le tanche a chi le ha, e noi contentiamoci di poco. Abbiamo la casa, abbiamo braccia per lavorare; poveri, ma onesti....

Ella parlava come se il matrimonio fosse già concluso, mentre un sorriso di scherno contraeva il viso di Predu Maria. Egli rimase nel cortiletto finchè tornò Predichedda e le disse che aveva perorato la causa di Sebastiana ma inutilmente.

— La maestra vuole che io sposi sua figlia per forza. Senti, dev’essere ben disperata, o sotto c’è qualche magagna. Ma io non sono stupido: disgraziato sì, imbecille no. Sai cosa faccio? Scappo. In tutti i casi tu potrai testimoniare per me....

Predichedda gli rise in faccia; non per-