Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/223

Da Wikisource.

— 217 —

non puzzava d’acquavite come quella di Predu Maria. Egli non avrebbe certo permesso alla suocera di trattar sua moglie come una bambina viziosa. Ma egli amava i denari: altrimenti non avrebbe sposato Marielène.... Ed ella respinse il cappello con dispetto, poichè sentiva un cupo rancore ogni volta che pensava alla fortuna della sua rivale.

Quando Bruno le tornò vicino gli disse a voce alta:

— Sì, quella casa vi conviene, se è vero che volete metter su una locanda.

— Chi te lo disse? — egli domandò alquanto sorpreso.

— Lorenzo lo disse a Predu Maria. L’orto però non lo vendiamo. Non l’abbiamo venduto a Zoseppedda, tanto meno a voi.

— I nostri denari sono eguali a quelli di Zoseppedda, — rispose Bruno curvandosi per riprendere il cappello; ed ella si accorse che egli aveva staccato un garofano e se lo era messo all’occhiello. Ecco una cosa che Predu Maria non avrebbe mai pensato di fare!

— Sì, sì, voi avete molti denari, ma l’orto noi non lo vendiamo. Per sotterrarvi, se lo volete.

Egli si calcò il cappello sulla testa e la guardò, dall’alto, coi suoi occhi tristi.