Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/240

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di passione. I fiori del tasso si baciavano, le mosche e gl’insetti volteggiavano al sole. S’udivano lievi gridi d’uccelli nascosti fra le macchie, e persino le tarantole abbandonavano le loro tele come fidanzate che tralasciassero di lavorare il loro corredo per andare a un convegno con l’amato. Anche le nuvolette rosee salivano a due a due sul cielo un po’ vaporoso di settembre, dietro l’ultima linea delle montagne. L’uomo soltanto era solo, sdraiato all’ombra d’un lentischio: solo col suo desiderio d’una compagna bella e appassionata; e non si accorgeva che era appunto il suo desiderio, e non il vento che veniva dal mare, il soffio che riempiva di passione le cose inanimate.

VI.

Durante il pomeriggio egli s’aggirò nella foresta cercando di dominare i suoi pensieri, ma la figura di Sebastiana lo seguiva, lo precedeva, gli girava attorno, gli appariva di qua e di là, come un folletto dei boschi. Invano egli la scacciava; ella gli tornava davanti, col suo viso colorito e gli occhi luminosi, col suo vestito rosso e