Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/333

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Predu Maria non osò chiedere altro, e se ne andò inquieto, domandandosi se altri conoscevano il suo delitto, e perchè Antoni Maria non gliene aveva mai parlato.

— Sono venuto ieri, ma avevi la febbre, e parlavi d’incendi, di cani arrabbiati, di diavoli.... — gli disse, quando si rividero; e gli parve che il suo ex compagno lo guardasse con una certa inquietudine, quasi pauroso di essersi lasciato sfuggire un segreto compromettente.

Ricominciarono a questionare e ad insultarsi scherzando; ma nei loro discorsi vibrava come una nota scordata e stridula, e il loro accento era quello d’uomini imbarazzati e diffidenti.

Dopo qualche giorno, Antoni Maria si sentì meglio; gli accessi della febbre diminuirono d’intensità; egli riprese il colorito naturale e diventò allegro come un giovane convalescente a cui sorrida un lieto avvenire.

Seduto all’ombra d’un albero scorticato, mentre intorno, nel meriggio luminoso e caldo, i lavoranti proseguivano la loro lenta opera di devastazione, egli faceva progetti grandiosi, e ne parlava a Predu Maria, ma con un lieve accento di beffe verso sè stesso.