Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/336

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toni Maria Mò! Tu mi hai anche percosso, una volta, oh, lo ricordo bene; ed io non reagisco perchè non sono un ingrato, e se ricordo le offese, ricordo anche i benefizi: non farmi perdere la pazienza, però!

— Ah, ah, perdila pure, e se per offendermi vuoi rubarmi il gregge o i tesori, rubali pure!

— Io non ho mai rubato!

— Qualche altra magagna l’hai commessa, però!

— Giacchè ci siamo, spieghiamoci, — disse Predu Maria quasi minaccioso. — Dimmi che cos’hai contro di me: lo voglio sapere!

Ma l’altro si mise a ridere e si battè la fronte con un dito.

— Ecco che cosa ti manca, Gerusalè! L’intuizione. Non ti accorgi che sono invidioso di te? Il povero è sempre invidioso del ricco!

— Io non sono ricco; vorrei esserlo per farti crepare di rabbia.

— Grazie, allora; e addio! — gridò Antoni Maria alzandosi e andandosene: pareva non dovesse ritornare mai più, ma l’indomani ricomparve, beffardo e allegro come se nulla fosse stato.