Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/40

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ripresero a sbeffeggiarsi a vicenda; poi confabularono a lungo, nella stanzetta d’ingresso, e Predu Maria sentì che spesso pronunziavano il nome di Sebastiana, la figlia della maestra Saju.

Nel pomeriggio Antonio Maria uscì, e l’ospite rimase solo fino al cader della sera. Il fuoco si spense; la pioggia scrosciava sul tetto con un rumore monotono di cascata, e il vento che penetrava dalle fessure faceva cadere dalle travi le ragnatele e la polvere.

Dalla finestruola, nel crepuscolo torbido, si scorgeva la roccia solitaria che sembrava una sfinge di pietra.

Il mal tempo e il luogo triste non impressionavano il Dejana, che era stato in luoghi ben più desolati ed oscuri; ma recandosi a Nuoro egli s’era immaginato che la casa del suo amico fosse più allegra, e sopratutto aveva sperato di trovar subito lavoro e cominciare una nuova esistenza. Invece si ritrovava nel solito mondo equivoco, dove viveva da tanti e tanti anni; e il timore di continuare quella vita lo irritava. Egli si credeva un galantuomo, e il suo maggior dolore era il vedere che gli uomini lo trattavano invece come un delinquente; e credeva in Dio, con la semplice fede dell’uomo primitivo, e rispet-