Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/41

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tava i divini voleri, ma aveva paura che anche Lui si sbagliasse nel giudicarlo, tenendo conto solo delle sue azioni e trascurandone le intenzioni.

Nonostante gli ordini della medichessa, verso sera egli si alzò, cercò la bottiglia dell’acquavite, ne bevette alcuni sorsi e sedette accanto al camino spento. Gli parve di star subito meglio; bevette ancora e sentì un improvviso benessere, e si sarebbe addormentato se ad un tratto la voce del capo-macchia non avesse chiesto il permesso di entrare. Quella voce un po’ dolce e lenta, che pareva la voce di un buon uomo stanco, finì di confortare il Dejana.

— Avanti! Avanti!

Bruno entrò, sedette accanto al focolare e disse:

— Non ho ancora veduto il Perrò, che è fuori di paese; e neppure so se rientrerà stasera; ma non dubiti, appena lo vedrò gli parlerò di lei.

— Lei è un vero amico! — disse Predu Maria, eccitato dall’acquavite. — Sì, appena l’ho veduto, del resto, pensai: ecco una faccia da galantuomo.

Il capo-macchia non ringraziò neppure.

— Sì! M’è sembrato di trovare un fratello; sì, perchè sono un galantuomo an-