Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/48

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— Otto pezzas, non un centesimo di meno, — rispondeva Iuanna Dejana, stringendo le labbra sfiorite; e pareva dicesse con gli occhi: — io vendo, ma non ho bisogno di guadagnare perchè sono abbastanza ricca.

E la vedova cedeva, stringendo anch’essa le labbra per significare che le sue ricchezze le permettevano di pagare quattro lire una berretta da regalare ad un servo.

Sulla porta del negozio Narcisa, una bella ragazza quindicenne, guardava se passava qualche studente in vacanza: mentre Predu Maria, sofferente e agitato, andava su e giù, dalla bottega alla stanza di sopra, da questa in un lungo e traballante ballatoio di legno, in fondo al quale s’apriva una camera disabitata, una specie di ripostiglio ove si ammucchiavano mobili rotti, casse, scaffali, libri polverosi, fra cui parecchi messali e Bibbie rosicchiate dai topi, e salteri e breviari già appartenuti ad un suo zio sacerdote.

Predu Maria, che fino a quel tempo aveva sognato di farsi prete, guardava e toccava tutti quei libri con un certo rispetto, indi ritornava sul ballatoio: guardava in un cortile desolato, dove giocavano i suoi fratellini, e rientrava nella stanza da pranzo. Aveva fame; le gambe