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tasse qualcuno o si attardasse a contemplare la grande vallata tutta rorida e odorosa come un immenso fiore appena dischiuso.
— Ti sei alzata presto, stamattina! — egli disse raggiungendola. — Andiamo, vieni lassù con me?
— Come sei stupido! — ella rispose sorridendogli, mentre i suoi occhi si riempirono di luce come riflettendo lo splendore dell’orizzonte.
— Dimmi, Sebastiana, che hai fatto in tutto questo tempo?
— Ho cresciuto!
— Questo lo vedo bene! Ma che altro, che altro? Che è il tuo damo?
— E chi mi vuole? Son povera.
— Ma sei bella.
— Malanno ti colga, non dir bugie, tu! Sono brutta e povera, lo so. Ah, se fossi ricca!
— Che faresti?
— Ah, certo, non mi alzerei all’alba e non andrei scalza alla fontana! Starei a letto fino a mezzogiorno, e mi farei servire la cioccolatta e l’uovo sbattuto.
— E poi?
— Poi mi alzerei e starei alla finestra, e nel pomeriggio andrei in chiesa, ben vestita, con le scarpette lucide e il mocci-