Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/116

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la mano sul petto per significargli che avevo bisogno di guadagnare.

Egli si fece pensieroso, poi mi guardò con sorpresa, infine con una cert’aria di derisione, che però sfumò subito: si rifece pensieroso: forse vedeva l’ombra di tristezza che passava nei miei occhi nell’accorgermi che anche lui mi credeva incapace di lavorare.

Riprese a camminare ed io gli andai a fianco: egli aveva rivoltato la fiocina e la ficcava per terra; e scuoteva la testa: che lavoro poteva darmi? Se fosse stato in lui mi avrebbe subito nominato capitano di porto o qualche cosa di simile: ma egli non poteva niente ed era difficile darmi un posto, con la mia disgrazia!

D’un tratto si volse, tornò indietro accennandomi di seguirlo: e mi condusse dal droghiere.

Il droghiere stava sempre al banco a servire le donne, col suo solito modo di prendere e pesar la roba con evidente dispiacere: poiché amava di vendere, ma avrebbe voluto pigliare i quattrini e non far diminuire la merce negli scaffali.

Nel vederci entrare guardò il suocero con inquietudine, pauroso che qualche cosa d’insolito fosse accaduto nello stabilimento: il vecchio stava vicino a me, in atto di protezione: appena disse quello che io desideravo le donne si volsero a