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sotto le palpebre livide e tutto il viso fino scarno come succhiato in dentro da un’angoscia insaziabile, stava seduta sulla panca davanti al camino acceso: teneva le mani in grembo e anche quelle mani lunghe, pallide, parevano solcate da cicatrici di dolore; tutta la sua attitudine era di chi aspetta pur sapendo che la sua attesa sarà lunga e forse vana.
Era la madre che pensava al suo figliuolo morto.
La sua indifferenza a ogni altra cosa era tale che neppure la vista del bambino che Elisabetta le depose accanto sulla panca la scosse. Solo domandò:
— Di chi è?
— Adesso, adesso glielo dirà il padrone — disse la vecchia serva. Poi non poté tenersi oltre: — È un bambino che il padrone ha trovato sperduto nello stradone: è anche ferito.
Un’altra serva era accorsa dalla stanza attigua e si chinava sulla panca osservando il bambino: anche la padrona si volse un poco a guardarlo,