Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/200

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Subito mi preoccupai perché la balia la ricoprì tutta: non poteva soffocarsi, così?

E rientrando di là vidi che la donna continuava a lavorare la sua maglia, in fretta, come per riacquistare il minuto perduto. Ma perché aveva voluto la bambina se era per continuare la sua vita inerte? Io invece mi sentivo tutto sconvolto solo per averne intraveduto il viso. Accennai ad andarmene. Volevo portarmi via intatta quell’impressione indefinibile che non era di gioia, né di dolore perché trascendeva l’una e l’altro; ma la donna mi guardò rapida col suo sguardo glauco, supplicandomi di restare.

E io restai: anche perché la balia mi osservava; e i suoi occhi così lucidi che non lasciavano distinguerne il colore, mi ricordavano quelli di una biscia che avevo veduto una volta fra l’erba.

Poi tornai altre volte.

La zia non aveva più febbre, ma era così debole che non poteva reggersi in piedi: per la debolezza sonnecchiava sempre, e la sua atonia diventava sempre più grave: mangiava se gliene davo,