Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/201

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non si lamentava di nulla ma non chiedeva mai nulla.

Il medico che la curava non venne più; ed io, che in fatto di piccoli debiti ero orgoglioso e volevo non se ne avesse, feci notare alla zia che bisognava pagargli le visite: ella non rispose, ma quando rientrai un’altra volta nella camera mi diede una busta con dentro del denaro.

E io andai dal dottore.

Il dottore abitava piuttosto lontano da noi in un villino fra la spiaggia e la pineta a metà strada dal paese vicino: per arrivare più presto attraversai la pineta: ed ero quasi felice quel giorno, non so perché; forse perché pensavo che la zia doveva avere dei denari nascosti e quindi non eravamo così bisognosi come credevo, forse perché lei era quasi guarita ed io mi toglievo da quell’oscuro dubbio che fossi io con le mie pazzie e i miei errori a farle del male, o forse era semplicemente il bel tempo, con quell’aria tiepida, con la solitudine della pineta a farmi correre e respirare con gioia.

La sotto era primavera: i tronchi dei pini tutti piegati verso nord, con le radici a fior di terra simili a grandi artigli, pareva corressero anch’essi, attraversandomi il passo, sul terreno molle tutto violaceo di foglie secche, o in qualche